Crisi del linguaggio penalistico e giudice creatore di diritto

Il discorso giuridico è un fatto comunicativo che instaura un ordine nel mondo discriminandone gli avvenimenti.

Per il solo fatto di enunciarle, il discorso giuridico chiama ad esistere le persone, distribuisce cose ed eventi formalizzando scale di valori.

Il discorso giuridico, dunque, è espressione di una forza che posiziona ciò che nomina, associando a tale posizione un significato pubblico al quale è d’obbligo attenersi. Peraltro, il linguaggio del diritto è necessariamente immerso in uno spazio argomentativo plurale, ove si intrecciano indefinite altre formulazioni e strutture di linguaggio, in un delicato e fragile equilibrio.

Equilibrio che entra in profonda crisi quando i “ponti” tra i diversi ordini discorsivi sono sul punto di saltare; nelle società contemporanee si sta infatti assistendo alla proliferazione di nuovi linguaggi, che rispondono alla necessità di comunicare nuove relazioni, soggettività, condivisioni, esperienze.

C’è bisogno dunque di nuove parole, e la lingua del diritto non può sottrarsi a questo compito, che non è solo di “pulizia lessicale”, quanto piuttosto di collegamento tra l’astrazione normativa e il mondo vivente dell’essere umano.

Con la consapevolezza di questa urgenza, DPU apre il cantiere su diritto penale e linguaggi: un’esperienza laboratoriale di ricerca e studio nella quale sostenere l’incontro tra differenti saperi per accedere ad un lavorìo di risignificazione del discorso giuridico nella sua correlazione con gli altri linguaggi della contemporaneità.

Un incontro di saperi sull’uomo e sulla società
per far emergere l’inatteso e il non detto nel diritto penale

 

ISSN 2612-677X (sito web)
ISSN 2704-6516 (rivista)

 

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