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23.09.2020
Luca Santa Maria

Il diritto penale dell’ambiente, ieri, oggi e domani: cronaca di un fallimento annunciato

Fascicolo 9/2020

Articolo originariamente pubblicato in Il Fatto Quotidiano, il 9 luglio 2020, all’interno della rubrica settimanale “Giustizia di Fatto”, a cura di Antonio Massari.

Ringraziamo l’Editore de Il Fatto Quotidiano per la gentile autorizzazione.

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«Il primo grande processo italiano in materia ambientale è stato il processo intentato dal PM di Venezia, Felice Casson, contro il gotha della chimica italiana, Montedison ed Eni per il Petrolchimico di Porto Marghera, a cavallo dei due secoli.

I disastri ambientali, in verità, c’erano anche prima: il capitalismo italiano, come in altri Paesi, produsse, con l’accelerazione dell’industrializzazione, gravi danni dell’acqua, della terra e dell’aria, ma tutto era accaduto nel silenzio di tutti o quasi tutti noi, PM e Giudici compresi. Il diritto penale tollerava.

Proprio il processo al Petrolchimico di Porto Marghera rese evidente lo storico ritardo del diritto italiano e del diritto penale in particolare nel fronteggiare gli effetti collaterali sull’ambiente e sulla salute umana della industrializzazione […].

Tutti sapevano, ma la verità è che tutti non vedevano e quindi tacevano. Nel nuovo secolo PM e talvolta anche Giudici, hanno scoperto altri disastri ambientali i cui responsabili non erano apparsi tali quando commettevano quei fatti. Ma ora che i fatti venivano alla luce i responsabili non c’erano più da tempo. I disastri ambientali erano già quasi tutti accaduti.

Come è potuto accadere?».

 

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