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08.05.2019
Susanna Arcieri

L’impiego delle tecniche di neurofeedback nell’ambito del trattamento degli autori di reati

Fascicolo 5/2019

Abstract. Negli ultimi decenni, sono stati condotti numerosi studi sperimentali volti a testare l’efficacia di una particolare tecnica di addestramento diretto delle funzioni cerebrali, il cd. neurofeedback, su gruppi di criminali violenti o affetti da disturbi o patologie mentali come forma di trattamento volto a ridurre i rischi di recidiva e contrastare le tendenze antisociali.

Tra le numerose finalità che animano questo – relativamente nuovo – campo di ricerca, vi è l’ambizione di sostituire, o quantomeno accompagnare, la terapia fondata sul neurofeedback alla pena detentiva di stampo tradizionale.

Nel presente contributo saranno passati rassegna alcuni dei più significativi studi in materia di impiego di tecniche di neurofeedback in sede di trattamento degli autori di reati; con particolare attenzione ai metodi impiegati, a principali risultati ottenuti e a limiti connessi a ogni singola indagine.

 

SOMMARIO: 1. Premessa e generalità. – 2.Gli studi di biofeedback e neurofeedback di Douglas Quirk sulla recidiva. – 3. Il neurofeedback come forma di trattamento dei criminali tossicodipendenti: la proposta di David Eagleman. – 4. (segue) L’esperimento di Margarita Roso con i detenuti spagnoli. – 5. Neurofeedback e criminalità minorile: lo studio di Peter Smith e Marvin Sams. – 6. Neurofeedback e criminali psicopatici: lo studio tedesco. – 7. Il neurofeedback come strumento di controllo e riduzione della rabbia: i casi presentati dal dott. D. Corydon Hammond. – 8. Prime conclusioni provvisorie.

 

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