18.11.2020
Alberto Gargani

Lo strano caso dell’“azione colposa seguita da omissione dolosa”. Uno sguardo critico alla sentenza “Vannini”

Contributo pubblicato sulla Rivista disCrimen e qui contestualmente ripubblicato.

Il contributo è soggetto ai criteri redazionali e di valutazione della predetta Rivista.

 

Abstract. Nella sentenza sul noto caso “Vannini”, la Corte di cassazione ha affermato la responsabilità degli imputati per il delitto di omicidio mediante omissione. La condanna si fonda sull’asserita sussistenza di una posizione di garanzia correlata alla violazione del principio del neminem laedere”, declinato nel contesto “para-familiare”. Tale conclusione si pone in contrasto con il requisito della giuridicità dell’obbligo di impedire l’evento (di cui all’art. 40, c. 2, c.p.), ciò che conferma la tendenza della giurisprudenza a ricostruire la responsabilità omissiva su basi funzionali, fondate sulla “cultura del buon senso”. Il contributo evidenzia i limiti, le contraddizioni e le derive etiche di un tale approccio, proponendo un diverso inquadramento giuridico dei fatti, alla luce dei principi che governano la materia della causalità e del reato omissivo.

SOMMARIO: 1. Premessa. – 2. Una sintetica ricostruzione del fatto e della vicenda giudiziaria. – 3. Delimitazione dell’indagine. – 4. La responsabilità omissiva impropria attribuita agli imputati dalla S.C. – 5. La singolare posizione ‘para-giuridica’ di garanzia individuata in capo agli imputati. – 6. La ‘degiuridificazione’ della Garantenstellung. – 7. L’eclisse applicativa dell’omissione di soccorso provocata dall’indebita interposizione dell’omicidio mediante omissione. – 8. Conclusioni.

 

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ISSN 2612-677X (sito web)
ISSN 2704-6516 (rivista)

 

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