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05.05.2021
Michela Balconi

Old e New addiction. Dalla prospettiva neuroscientifica alle applicazioni di ricerca

Fascicolo 5/2021

Durante l’evento online “Testare il cervello “esecutivo” in rete! Uno strumento online neuropsicologico per la prevenzione delle nuove dipendenze comportamentali nei giovani“, che si è tenuto sabato 13 marzo 2021, organizzato dall’International Research Center for Cognitive Applied Neuroscience (IrcCAN) in occasione della Brain Awareness Week 2021, sono intervenuti, tra gli altri, i seguenti relatori, autori delle relazioni qui riassunte: la prof.ssa Michela Balconi, il dott. Davide Crivelli e la dott.ssa Laura Angioletti.

Partendo dalla prima relazione, che si è focalizzata sul rapporto tra funzioni esecutive e processi decisionali nelle addiction, è stata descritta la prospettiva neuroscientifica applicata al contesto delle dipendenze da uso di sostanze e delle dipendenze comportamentali. Particolare attenzione è stata dedicata ai temi dell’impulsività, dei meccanismi di reward e agli strumenti per l’assessment adottati nel contesto dell’addiction. Con riferimento agli strumenti disponibili per la valutazione del profilo neurocognitivo dei pazienti con addiction, la Batteria per le Funzioni Esecutive nell’Addiction(BFE-A) è stata l’oggetto delle due successive relazioni, che hanno presentato le evidenze sperimentali rilevate tramite l’applicazione della batteria a coorti di pazienti con disturbo da uso di sostanze e a pazienti con dipendenza da gioco d’azzardo patologico.

La presentazione della batteria, la cui validazione ha contribuito a valutare la compromissione delle funzioni esecutive nelle differenti tipologie di dipendenze, ha consentito di porre l’attenzione sulla possibile diffusione di tool neuropsicologici digitali erogabili a distanza.

Pubblichiamo di seguito la sintesi della prima relazione, a firma della prof.ssa Michela Balconi.

***

La presente relazione mette in luce il rapporto tra tre elementi:

1) le funzioni esecutive – intese come l’insieme dei processi mentali volti all’elaborazione di schemi cognitivo-comportamentali adattivi in risposta a condizioni ambientali differenti;

2) i processi decisionali – considerati sottocomponenti delle funzioni esecutive;

3) le old e new addiction. In particolare, la differenza tra quest’ultime consiste nell’oggetto di dipendenza: infatti, le cosiddette “old addiction” hanno come oggetto di dipendenza una o più sostanze chimiche, mentre l’oggetto di dipendenza nelle “new addiction” consiste in un comportamento ripetitivo.

Partendo da una definizione dei processi decisionali, considerabili come processi cognitivi di alto livello – meta funzioni, che ci consentono di operare dei comportamenti, delle scelte e di programmare le azioni future –, viene sottolineata la duplice natura (emotiva e cognitiva) dei meccanismi di decisione. Infatti, oltre che da componenti prettamente cognitive, i processi decisionali risultano essere caratterizzati da componenti emotive, regolate da meccanismi di ricompensa, che ci portano a utilizzare costantemente modalità ricorrenti di comportamenti vantaggiosi.

La presa di decisione, infatti, si caratterizza come un processo complesso e di ampia definizione legato al tema dell’incertezza, dell’ambiguità, dell’intuizione, della razionalità, della creatività, del rischio, della condivisione e della socialità. In questo senso, i processi decisionali possono essere considerati come dei meccanismi di natura sociale che, come la capacità di problem-solving, la pianificazione strategica e la memoria di lavoro, vengono modulati dalle strutture prefrontali del cervello, che sostengono il funzionamento esecutivo. Tra queste, la corteccia dorsolaterale prefrontale e quella orbitofrontale risultano essere particolarmente coinvolte nella regolazione delle funzioni esecutive e del comportamento emotivo.

La presa di decisione, infatti, si caratterizza come un processo complesso e di ampia definizione legato al tema dell’incertezza, dell’ambiguità, dell’intuizione, della razionalità, della creatività, del rischio, della condivisione e della socialità

I processi decisionali, quindi, consistenti nella capacità di scegliere l’opzione migliore fra diverse possibilità utilizzando un meccanismo di controllo degli impulsi, risultano essere fondamentali nella vita degli individui e possono essere compromessi in presenza di dipendenze.

In tali casi, molto spesso, ad essere alterata è la capacità di valutare in modo esaustivo le possibili conseguenze di una decisione e di formulare decisioni appropriate. Oltre ai processi decisionali, altre funzioni di alto livello, mediate delle strutture cerebrali prefrontali, che risultano essere compromesse nelle dipendenze sono: i meccanismi attentivi (con un bias attentivo per gli stimoli associati alla sostanza), le memorie prospettiche, l’autoconsapevolezza, la capacità di autorappresentazione e la flessibilità cognitiva, portando ad una condizione di isolamento sociale, caratterizzato da una chiusura verso l’esterno e un’apertura unicamente verso la dipendenza. Ciò risulta essere ben spiegato dal modello IRISA (Impaired Response Inibition and Salience Attribution)[1] che sottolinea come nelle dipendenze venga attribuita un’eccessiva salienza agli stimoli drug-related, con una perdita di rilevanza per tutti gli stimoli non correlati alla dipendenza, e una ridotta capacità di inibire i comportamenti disadattivi. In questo caso, l’errata attribuzione di salienza è correlata ad un meccanismo di controllo esecutivo che diviene disfunzionale in questi pazienti inducendoli alla messa in atto di processi decisionali che sono parimenti disfunzionali.

In presenza di dipendenze […], molto spesso, ad essere alterata è la capacità di valutare in modo esaustivo le possibili conseguenze di una decisione e di formulare decisioni appropriate

Tali fenomeni si verificano anche nelle dipendenze di tipo comportamentale, come il gioco d’azzardo patologico, nelle quali il gambler ricerca situazioni e mette in atto comportamenti rischiosi dovuti a meccanismi di reward disfunzionali e all’adozione di strategie ludiche votate al rischio e alla perdita (di beni, denaro, etc.). In particolare, i gambler utilizzano un repertorio di informazioni decisionali ridotto, andando a selezionare le scelte più rischiose, con una minore capacità di elaborazione del feedback (ovvero dell’esito della propria azione), essendo pressoché incapaci di apprendere dai propri errori (ad esempio da un ingente perdita ad una giocata) modificando al meglio i propri comportamenti disfunzionali. In particolare, gli individui affetti da gioco d’azzardo patologico (in inglese gambling disorder) manifestano sintomi di: astinenza, come irrequietezza e irritabilità, quando non giocano d’azzardo; brama per il comportamento di gioco; tolleranza, quando hanno bisogno di giocare sempre di più per raggiungere l’effetto gradevole desiderato; incapacità di controllare gli impulsi, poiché i soggetti dichiarano di provare forti istinti a giocare e di non essere in grado di resistervi; e pensiero pervasivo e costante del gioco, che ne oscura la concentrazione[2].

Tali fenomeni si verificano anche nelle dipendenze di tipo comportamentale, come il gioco d’azzardo patologico […]. I gambler utilizzano un repertorio di informazioni decisionali ridotto, andando a selezionare le scelte più rischiose, con una minore capacità di elaborazione del feedback […], essendo pressoché incapaci di apprendere dai propri errori […] modificando al meglio i propri comportamenti disfunzionali

Dal punto di vista del trattamento, individui con disturbo da uso di sostanze o con gioco d’azzardo patologico mostrano una minore aderenza al percorso di trattamento clinico e un aumentato rischio di recidiva, conseguenze derivate sia dal piacere associato al consumo della sostanza e/o al comportamento di gioco, che dai deficit rilevati a carico delle funzioni esecutive, che rendono gli individui incapaci di perseguire e mantenere la decisione di astenersi dal consumo o dal comportamento e di aderire al percorso di cura.

In conclusione, si può evidenziare come nel contesto delle dipendenze da sostanza e comportamentali (old e new addiction) si riveli importante prendere in considerazione questi meccanismi decisionali disfunzionali e valutarli grazie ad un completo assessment delle funzioni esecutive.

A tale proposito, una delle recenti sfide delle neuroscienze cognitive applicate nei contesti clinici delle dipendenze consiste nello sviluppare strumenti, composti da test neuropsicologici e compiti cognitivi computerizzati, che permettano di valutare le funzioni esecutive (quali la flessibilità cognitiva, la regolazione dell’attenzione, il processo di decisione, la pianificazione, il controllo inibitorio, la memoria di lavoro e a lungo termine), con moduli specifici finalizzati allo screening delle dipendenze da sostanza e comportamentali.

Inoltre, la situazione contingente dettata dalla pandemia da COVID-19 ha sollecitato la ricerca e accelerato lo sviluppo di tali strumenti in formato digitale, affinché essi conservino il rigore scientifico metodologico, ma possano essere somministrabili da remoto, tramite piattaforme online.

Una delle recenti sfide delle neuroscienze cognitive applicate nei contesti clinici delle dipendenze consiste nello sviluppare strumenti, composti da test neuropsicologici e compiti cognitivi computerizzati, che permettano di valutare le funzioni esecutive […] con moduli specifici finalizzati allo screening delle dipendenze

[1] Per approfondimenti v., tra molti, N.D. Volkow, J.S. Fowler, G.J. Wang, The addicted human brain: insights from imaging studies, in The Journal of Clinical Investigation, 10, 2003, pp. 1444 ss.; R.Z. Goldstein, N.D. Volkow, Dysfunction of the prefrontal cortex in addiction: neuroimaging findings and clinical implications, in Nature Reviews Neuroscience, 11, 2011, pp. 652 ss.

[2] D. Marazziti, S. Presta, M. Picchetti, L. Dell’Osso, Behavioral addiction: clinical and therapeutic aspects, in Journal of Psychopathology, 21, 2015, pp. 72 ss.

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