Abbiamo una tendenza naturale […] a “leggere” ogni comportamento che osserviamo come diretto a un fine, e non solo: lo leggiamo come deliberatamente, consapevolmente diretto a un fine, secondo una intenzione che presumiamo semplice e identificabile. […] Questa è verosimilmente una delle matrici dell’etica naturale, in quanto conferisce sostanza e spessore al risentimento e al rancore, nonché al desiderio di vendetta. Se tu hai fatto qualcosa che mi ha danneggiato, di certo volevi farla, pensiamo. Quindi sei cattivo […] (altrimenti non ne saresti responsabile […] e allora come farei a prendermela con te?) Ne viene fondata l’etica generale dell’intenzione (presunta), che, come si sa, è un’etica della colpa