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02.04.2019
Redazione

L’impiego delle tecniche neuroscientifiche per la comprensione e il contrasto del fenomeno della tossicodipendenza

Fascicolo 4/2019

Pubblichiamo, per gentile concessione del neuroscienziato statunitense David Eagleman e delle Riviste Minnesota Journal of Law, Science & Technology e The Journal of Science and Law, le riflessioni formulate dal Prof. Eagleman e dai suoi collaboratori Mark Correro, Jyotpal Sing, Pablo Ormachea, Ricky Savjani e Richard De La Garza in due noti articoli, pubblicati nel 2010 e nel 2016, nei quali vengono passati in rassegna i principali problemi sociali, giuridici e politici connessi al consumo di sostanze stupefacenti negli USA e vengono altresì prospettati i possibili approcci per trattare efficacemente, grazie all’impiego di strumenti neuroscientifici, le alterazioni cerebrali derivanti dall’assunzione di tali sostanze.

 

1. Così, nell’introduzione del primo scritto,  intitolato  Why Neuroscience Matters for Rational Drug Policy e pubblicato nel 2010 sulla rivista Minnesota Journal of Law, Science & Technology, gli Autori scrivono:

«Quello della tossicodipendenza è un annoso problema per la società, che conduce alla criminalità, a una diminuzione della produttività, alla patologia psichica, alla diffusione della malattia e alla crescita della popolazione carceraria […]. I nuovi sviluppi delle conoscenze e delle moderne tecnologie possono costituire un ponte tra i fallimenti del passato e le nuove soluzioni future.

La tossicodipendenza affonda le sue radici nella biologia del cervello, e la migliore speranza, per la società, di combattere la dipendenza risiede nelle nuove strategie riabilitative, non nella incarcerazione di massa.

Negli ultimi vent’anni abbiamo assistito a notevoli progressi nella comprensione delle basi neurali della tossicodipendenza. […] Per decenni si è pensato che la tossicodipendenza fosse il portato di una dipendenza fisica dalla sostanza; dal momento che i sintomi dell’astinenza possono essere gravi, anche potenzialmente mortali, la tossicodipendenza è sempre stata considerata alla stregua di una dipendenza fisica.

Al contrario, una nuova impostazione teorica suggerisce che la tossicodipendenza sia qualcosa di più della mera dipendenza; essa sarebbe il risultato di una riconfigurazione dei circuiti che compongono il sistema di ricompensa e quello decisionale, la quale comporta un aumento del craving e una riduzione della capacità di controllo degli impulsi.

In altre parole, la dipendenza può essere ragionevolmente considerata come un problema neurologico che consente il ricorso a cure mediche, non diversamente da come avviene per la polmonite, che è una malattia dei polmoni e che può essere trattata clinicamente.

Man mano che progrediremo nella nostra comprensione dei circuiti sottostanti alla dipendenza, dei modi con i quali tali circuiti incidono sulle pulsioni, e di come l’assunzione di droghe è in grado di alterare e riorganizza quei circuito, avremo sempre più l’opportunità di sfruttare queste conoscenze nell’ambito di una politica di contrasto agli stupefacenti più efficace, fondata sul trattamento anziché sulla punizione»[1].

 

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2. Con il contributo successivo, The role of neuroscience in drug policy: promises and prospects,  pubblicato nel 2016 sulla rivista The Journal of Science and Law, il Prof. Eagleman e i suoi colleghi del Center for Science and Law di Houston –, l’imponente archivio informatico che raccoglie decine di milioni di casi giudiziari americani –  si sono concentrati in particolare sui problemi connessi al consumo di cocaina e sui possibili trattamenti riabilitativi indirizzati ai soggetti affetti da dipendenza da tale sostanza.

Infatti, come si legge nell’abstract dell’articolo:

«Il consumo di cocaina in forma di crack rappresenta un costo elevato per la società, specie in termini di aumento dei tassi di criminalità.

L’impiego degli strumenti della neuroscienza moderna potrebbero consentire una riduzione della domanda della sostanza, intervenendo sui circuiti cerebrali alterati dei soggetti affetti da gravi disturbi correlati all’assunzione di cocaina.

Nel presente contributo, vengono passate in rassegna diverse strategie riabilitative, tra cui le terapie farmacologiche espressamente rivolte ai neurotrasmettitori, le immunoterapie in grado di inibire gli effetti della cocaina sul sistema nervoso centrale, la stimolazione cerebrale capace di contrastare le funzioni alterate e il real-time-feedback in tempo reale con neuroimmagini, che consente di rafforzare la capacità di controllo degli impulsi. Si tratta di strategie sperimentali che appaiono promettenti per il trattamento dei gravi disturbi derivanti dal consumo di cocaina; tali approcci riabilitativi potrebbero essere impiegati come alternativa alla carcerazione diffusa»[1].

 

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[1] Traduzione a cura della redazione.

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ISSN 2612-677X (sito web)
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