“La legge è uguale per tutti” è una bella frase che rincuora il povero, quando la vede scritta sopra le teste dei giudici, sulla parete di fondo delle aule giudiziarie; ma quando si accorge che, per invocar la uguaglianza della legge a sua difesa, è indispensabile l’aiuto di quella ricchezza che egli non ha, allora quella frase gli sembra una beffa alla sua miseria

«Affinché la libertà del cittadino non si riduca troppo spesso ad una vana parola, occorre che a tutti i cittadini sia assicurata, almeno in partenza, quel minimo di giustizia sociale, quel minimo di mezzi economici, che gli pennetta di servirsi praticamente dei benefici della libertà politica».

Ma tutto questo e scritto sulla carta: questa uguaglianza di tutti i cittadini dinanzi alia giustizia, questo diritto di difendersi in giudizio in condizione di parità di fronte alla controparte, questo diritto di rivolgersi alla giustizia garantito senza distinzione al ricco e al povero, in quali possibilità pratiche si traduce?

«[…] Tutti i cittadini hanno i mezzi economici per far valere praticamente questo sentimento di fierezza civica? Oppure questa lotta per il diritto si riduce assai volte a un lusso, che il povero non può concedersi?

È nota la vecchia storia del povero mugnaio di Sans-Souci, quello che alle minacce del sovrano rispose colla sua celebre  frase: “Il y a des juges à  Berlin” [“Ci sono giudici a Berlino”].

Frase che fa onore ai giudici di Berlino: perché dimostra che essi, nel contrasto tra l’umile e il potente, non erano indegni della fiducia dell’umile.

Ma anche questa è soltanto una frase: perché la storia non ha mai spiegato che cosa avrebbe fatto il povero mugnaio se non avesse avuto i mezzi indispensabili per recarsi a Bertino a far valere le sue ragioni contro il regale avversario, e per pagarsi un avvocato che gli potesse tener testa in quel giudizio.

Ecco dunque che anche nel processo può accadere, come prevede l’art. 3 della Costituzione, che “ostacoli di ordine economico e sociale…  limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscano il pieno sviluppo della persona umana…”».

Anche nel processo, dunque, può esservi tra le parti una parità teorica, a cui non corrisponda una parità di fatto: sono persone tutt’e due nello stesso senso, ma i mezzi di cui dispongono per far valere questa uguaglianza sono disuguali. E disuguaglianza di mezzi può significare, anche nel processo, disuguaglianza di personalità

P. Calamandrei, Opere giuridiche, vol. I. Problemi generali del diritto e del processo, Roma Tre Press, 2019, pp. 691-692

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