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Fascicolo 7-8/2020

Pubblichiamo qui, per gentile concessione editoriale, il presente contributo di Georges Gurvitch, originariamente apparso sulla rivista Indici comunità, 5, 1949, p. 16.

Il documento, ritenuto d’interesse per i lettori di DPU in ragione dell’estrema attualità delle riflessioni ivi contenute, è stato selezionato all’interno del patrimonio archivistico riguardante la storia della Società Olivetti (Archivio Storico Olivetti), raccolto, curato e valorizzato dall’Associazione Archivio Storico Olivetti, che ringraziamo per la preziosa collaborazione.

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Georges Gurvitch è nato nel 1894 in Russia; naturalizzato francese dal 1929. Insegnò nel 1918 all’Università di Leningrado, poi a Praga e quindi in Francia come incaricato alla Sorbona e all’Università di Bordeaux; nel 1935 ebbe la cattedra di sociologia all’Università di Strasburgo e dal 1948 è professore alla Sorbona. Durante l’occupazione tedesca emigrò negli Stati Uniti dove tenne corsi alle Università di Columbia, Harvard e Rutgers, Dal 1946 è membro del comitato esecutivo del Centre d’Études Sociologiques di Parigi; dopo essere stato per vari anni direttore degli Archives de Philosophie de Droit et de Sociologie Juridique, dirige ora i Cahiers Internationaux de Sociologie. È oggi il più autorevole rappresentante di quella teoria, di origine essenzialmente proudhoniana, del pluralismo giuridico che, considerando lo stato solo come una delle fonti del diritto, costituisce un’arma tra le più efficaci contro il totalitarismo; egli vede nel diritto sociale il diritto caratteristico delle comunità, diritto che sorge dal fatto stesso dell’unione associativa ed ha per funzione l’integrazione degli individui alla totalità.

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L’essere umano non è solo un animale politico, «zoon politicon», come dice Aristotele. Nella pienezza concreta delle sue manifestazioni, molti singoli aspetti dell’essere umano si distinguono nettamente. Esso è produttore e più particolarmente lavoratore, operaio; è consumatore e spesso utente (cliente); è, naturalmente, cittadino. Ma le qualità di produttore, consumatore e cittadino non esauriscono il suo essere; sotto il cittadino, sotto il produttore ed il consumatore, esiste l’uomo, indipendente da tutte queste funzioni e qualità.

Le qualità di produttore, consumatore e cittadino non esauriscono il suo essere; sotto il cittadino, sotto il produttore ed il consumatore, esiste l’uomo, indipendente da tutte queste funzioni e qualità

Ognuno di noi è ad un tempo cittadino, produttore e consumatore, la qual cosa non impedisce che gli interessi dei produttori, dei consumatori e dei cittadini siano tutt’altro che identici. Anzi, essi contrastano sotto tutti i regimi e tecniche speciali sono necessarie per mantenere fra di essi un equilibrio. Queste antinomie, che si determinano tanto all’interno di ciascuno di noi, quanto nella vita sociale, ove esse prendono la forma di conflitti fra i gruppi corrispondenti, sono talvolta celate da conflitti più acuti e più evidenti; sotto un regime capitalista esse sono, ad esempio, occultate dalla lotta di classe ove i produttori ed i consumatori fanno spesso causa comune contro il padronato, e in special modo contro il feudalismo economico. Ma una volta eliminati questi avversari, o fortemente diminuita la loro influenza, l’antinomia insopprimibile fra produttori e consumatori non può non tornare in primo piano.

Queste antinomie, che si determinano tanto all’interno di ciascuno di noi, quanto nella vita sociale, ove esse prendono la forma di conflitti fra i gruppi corrispondenti, sono talvolta celate da conflitti più acuti e più evidenti

Il produttore-operaio è l’uomo valido che si trova nelle condizioni d’età favorevoli a uno sforzo continuato. Egli desidera ricevere il massimo di retribuzione per il suo lavoro e chiede di lavorare nelle condizioni più convenienti perché il suo slancio produttivo non venga arrestato e perché egli possa trar vantaggio dalla sua fatica.

Ogni essere umano, da quando nasce a quando muore, è consumatore, in quanto prova dei bisogni che possono essere soddisfatti da determinate attività. Un gruppo più limitato di consumatori è costituito dagli utenti (clienti) che hanno interessi speciali riguardo ad una determinata branca dell’industria (ad esempio, le imprese di abbigliamento nei riguardi delle manifatture di lana e tessuti) ovvero riguardo ad un servizio particolare (ad esempio, i genitori degli scolari nei confronti del funzionamento di una scuola).

Il produttore trova il proprio interesse nell’alto prezzo dei prodotti del ramo industriale nel quale lavora. Il consumatore, invece, ha interesse a che i prezzi siano più bassi che sia possibile in tutti i settori della produzione (e l’utente in modo particolare nel ramo di cui è cliente).

Il socialismo marxista credeva in modo utopistico alla scomparsa dei conflitti dei gruppi dopo la eliminazione della lotta di classe; esso non ha dunque avvertito tutta la portata del problema che ci occupa, come non ha avvertito l’importanza della lotta tra le professioni. Il sindacalismo non ha quasi mai pensato ad altro che ai diritti dei produttori, sacrificando loro quelli dei consumatori e degli utenti. I cooperatori hanno commesso l’errore inverso. Il progetto di Dichiarazione che noi proponiamo applica la tecnica pluralista alla stessa costituzione sociale, contrapponendo i diritti sociali dei produttori ai diritti sociali dei consumatori, e ricercando il loro equilibrio nella Organizzazione Economica Nazionale, retta su un piede di parità dai due gruppi.

I cittadini sono lungi dall’avere gli stessi interessi dei produttori o dei consumatori. Essi, come individui e come gruppi (stato, dipartimento, comune) hanno interessi legati al territorio, ai rapporti, di vicinato alla tranquillità, all’ordine e al potere coattivo incondizionato che a questi fini necessariamente si collega, al buon funzionamento dei servizi pubblici. Questi interessi, che agiscono su un piano diverso da quello su cui appaiono gli interessi dei produttori e dei consumatori, possono tuttavia entrare in conflitto con questi ultimi.

Infine, l’uomo, indipendentemente dalla sua qualità di produttore, di consumatore e di cittadino ha interessi e diritti sociali che non devono essere in alcun modo trascurati. Dimenticare il desiderio e il diritto dell’uomo di essere rispettato e di agire indipendentemente dalla sua partecipazione a gruppi e unioni, equivarrebbe ad asservirlo. Il primo interesse dell’uomo è quello di potersi muovere liberamente fra questi complessi, entrarvi ed uscirvi senza costrizione. Vengono in seguito i suoi interessi ed i suoi diritti ad una educazione adeguata ed alla vita, ossia a un’infanzia, serena, a una maternità circondata da attente cure, ecc.

Dimenticare il desiderio e il diritto dell’uomo di essere rispettato e di agire indipendentemente dalla sua partecipazione a gruppi e unioni, equivarrebbe ad asservirlo. Il primo interesse dell’uomo è quello di potersi muovere liberamente fra questi complessi, entrarvi ed uscirvi senza costrizione

Perciò il nostro progetto di Dichiarazione si suddivide logicamente secondo la distinzione esistente tra diritti sociali dei produttori, dei consumatori e dell’uomo, che reciprocamente si equilibrano e si completano e fanno da contrappeso e da complemento ai diritti politici dei cittadini. Appunto utilizzando questo schema generale abbiamo tentato di applicare la nuova tecnica pluralista alla soluzione del problema di una Dichiarazione dei diritti sociali.

(da: La dichiarazione dei diritti sociali, Edizioni di Comunità, Milano 1949).

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