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Molte decisioni sui grandi rischi non comportano la scelta tra alternative sicure e rischiose, ma quella tra diverse alternative rischiose, spesso la scelta tra diverse alternative i cui rischi si riferiscono a dimensioni qualitativamente diverse e non sono comparabili. Le forme odierne del discorso scientifico e pubblico non sono all’altezza di simili valutazioni. Qui i governi scelgono la strategia della consapevole semplificazione […]. Occorre rilevare che le linee di conflitto della società mondiale del rischio sono linee culturali

«Nella misura in cui i rischi globali sfuggono ai normali metodi scientifici di imputabilità e configurano un ambito di relativo non-sapere, la percezione culturale, ossia la fede nella realtà o nell’irrealtà del rispettivo rischio mondiale assume un’importanza centrale […]»

I pericoli dell’energia atomica ecc. non possono essere né visti, né ascoltati, né gustati, né annusati. E dunque, cosa può fare nella società mondiale del rischio il “cittadino consapevole” che non ha organi di senso per questi pericoli prodotti dal progresso e di conseguenza è privato della sovranità del proprio giudizio?

U. Beck, La retorica delle eco-centrali, in La Repubblica, 24 luglio 2008

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