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Quanto al rapporto tra verità e menzogna, Nietzsche propone l’immagine di un uomo che non è l’autore degli atti esistenziali del mentire, ma è una entità che secerne la menzogna così come secerne i fatti biologici, ad esempio gli elementi necessari alle operazioni digestive. Questo uomo non può certo essere ritenuto l’autore responsabile della digestione; …

«… parimenti non è possibile considerarlo autore del rispetto o della violazione della legalità, della scelta tra il giusto o l’ingiusto, il bene o il male».

È un uomo costitutivamente innocente, un vivente mai imputabile, perché non è il soggetto-autore, libero e consapevole, della decisione di compiere degli atti che inscrivono un senso nei fatti; è solo quel vivente umano che si lascia plasmare dall’accadere dei fatti vincenti, con essi coincide ed in essi si nientifica, assecondando un utile biologico depersonalizzato

«Un terzo-giudice esamina però unicamente i fatti significati dagli atti; non destina le sue sentenze ai fatti, ma ai soggetti degli atti, delle condotte che pongono in essere i fatti qualificandoli».

Il terzo-giudice non valuta certo i fatti degli organi vitali, degli eventi fisici, della corrosione della materia, ecc. L’uomo di Nietzsche rimane dunque estraneo alle attività che si compiono nella aule del Palazzo di giustizia, che pero i giuristi nichilisti continuano a frequentare, come accade al professore universitario ed avvocato, il personaggio della novella La carriola di Pirandello…

B. Romano, Nietzsche e Pirandello. Il nichilismo mistifica gli atti nei fatti, Giappichelli, 2008, pp. 13-14

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Un incontro di saperi sull’uomo e sulla società
per far emergere l’inatteso e il non detto nel diritto penale

 

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