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11.04.2020
Redazione

Lettere dal carcere per la Via Crucis 2020

Prigioniero della propria caduta

Pubblichiamo di seguito il testo di una delle meditazioni scritte dai detenuti e dai volontari della casa di reclusione ‘Due Palazzi’ di Padova per la Via Crucis che Papa Francesco, in occasione del Venerdì Santo di quest’anno, ha guidato ieri in piazza San Pietro, a Roma.

La meditazione qui riportata, proposta da uno dei cinque detenuti che hanno raccolto l’invito del Pontefice, ha accompagnato la III stazione della Via Crucis, “Gesù cade per la prima volta”.

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«È stata la prima volta che sono caduto, ma quella caduta è stata per me la morte: ho tolto la vita ad una persona. È bastato un giorno per passare da una vita irreprensibile a compiere un gesto nel quale è racchiusa la violazione di tutti i comandamenti.

Mi sento la versione moderna del ladrone che a Cristo implora: «Ricordati di me!». Più che pentito, lo immagino come uno che è consapevole di essere sulla strada errata

«Della mia infanzia ricordo l’ambiente freddo e ostile nel quale sono cresciuto: bastava scovare una fragilità nell’altro per tradurla in una forma di divertimento. Cercavo amici sinceri, volevo essere accettato per com’ero, senza riuscirci. Soffrivo per la felicità degli altri, sentivo i bastoni tra le ruote, mi chiedevano solo sacrifici e regole da rispettare: mi sono sentito un estraneo per tutti e ho cercato, ad ogni costo, una mia rivalsa».

Non mi ero accorto che il male, lentamente, cresceva dentro me. Finché, una sera, è scoccata la mia ora delle tenebre: in un attimo, come una valanga, mi si sono scatenate contro le memorie di tutte le ingiustizie subite in vita

«La rabbia ha assassinato la gentilezza, ho commesso un male immensamente più grande di tutti quelli che avevo ricevuto. In carcere, poi, l’ingiuria degli altri è diventata disprezzo verso me stesso: bastava poco per farla finita, ero al limite. Avevo condotto anche la mia famiglia nel burrone: per causa mia, hanno perso il loro cognome, l’onorabilità, sono divenuti soltanto la famiglia dell’assassino. Non cerco scusanti né sconti, espierò la mia pena fino all’ultimo giorno perché in carcere ho trovato gente che mi ha ridato la fiducia perduta».

Non pensare che al mondo esistesse la bontà è stata la mia prima caduta. La seconda, l’omicidio, è stata quasi una conseguenza: ero già morto dentro

Il testo integrale delle meditazioni, tratto dal sito web del Vaticano, è disponibile su DPU – il blog, a questo indirizzo.

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