Il mondo vive una situazione critica. La pandemia da Covid-19 si sta rapidamente diffondendo in tutti i paesi, con una portata e una gravità che non si vedevano dai tempi della devastante influenza spagnola del 1918.
Se non si provvederà a intraprendere un’azione globale coordinata per contenerla, il contagio diventerà presto anche economico e finanziario
La gravità della crisi richiede l’intervento dei governi, che cominciano a muoversi […]. E tuttavia c’è un problema. L’intervento che si richiede necessita di una struttura molto diversa rispetto a quella scelta dai governi. A partire dagli anni Ottanta, è stato chiesto ai governi di fare un passe indietro, lasciando che siano le imprese a imprimere la direzione e a creare ricchezza, e di intervenire solo per risolvere i problemi quando si presentano. II risultato e che non sempre i governi sono adeguatamente preparati e attrezzati per affrontare crisi come quella del Covid-19 o l’emergenza climatica […].
Ma oggi ci si presenta l’occasione di approfittare di questa crisi per capire come fare capitalismo in modo diverso.
Occorre ripensare il ruolo dello Stato: anziché limitarsi a correggere i fallimenti del mercato quando si verificano, i governi dovrebbero assumere un ruolo attivo plasmando e creando mercati che offrano una crescita sostenibile e inclusiva, oltre a garantire che le partnership con le imprese in cui confluiscono fondi pubblici siano guidate dall’interesse pubblico, e non dal profitto
[…] È quindi giunto il memento di mettere in pratica la dura lezione della crisi finanziaria globale del 2008 […]. E bisogna farlo adesso, fintanto che lo Stato si trova in posizione di forza.
Sfruttiamo questo memento per ripensare il sistema capitalistico con un approccio che restituisca centralità a tutte le parti in causa. Non permettiamo che questa crisi vada sprecata