Abstract. Con il presente lavoro tenteremo di fornire una panoramica della giurisprudenza penale che, dalla fine degli anni ‘90 a oggi, si è confrontata col problema della rilevanza causale delle esposizioni a fibre d’amianto rispetto all’insorgenza e allo sviluppo di patologie asbesto-correlate.
Seguendo la scansione cronologica fatta propria da Luca Santa Maria nelle sue riflessioni sul tema della causalità, ripercorreremo le principali sentenze di legittimità e di merito che, a nostro avviso, meglio rappresentano i principali orientamenti sviluppatisi in questa materia, suddividendole in quattro diversi periodi.
Partiremo, anzitutto, dalla giurisprudenza che, dalla fine degli anni novanta fino alla sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione sul caso Franzese (2002), ha risolto il problema dell’accertamento del nesso causale accogliendo la teoria dell’aumento del rischio.
Vedremo poi che, in un secondo periodo, successivo al celebre arresto giurisprudenziale del 2002, tale teoria cede progressivamente il passo alla (apparentemente) diversa tesi della dose-dipendenza delle patologie asbesto-correlate.
Il terzo periodo prende avvio nel 2010, con la sentenza Cozzini, che ha cercato di definire un percorso metodologico che aveva il dichiarato obiettivo di guidare il ragionamento probatorio dei giudici chiamati a confrontarsi con l’annosa questione dell’accertamento del nesso causale in caso di esposizioni prolungate ad amianto. Vedremo quindi come, nel quinquennio successivo a tale notissima sentenza (2010-2015), molte pronunce, nell’affermare la propria adesione alla teoria c.d. dell’effetto acceleratore,arriveranno a sostenere che il protrarsi dell’esposizione dopo il momento diinnesco della patologia tumorale provocherebbe immancabilmente un’accelerazione del decorso della malattia e un’anticipazione del decesso, con conseguente sicura efficacia eziologica di qualsiasi dose di asbesto inalata dalla persona che abbia poi contratto la malattia.
Da ultimo, ci soffermeremo sulla giurisprudenza successiva al 2015, anno in cui viene pubblicato il documento della “III Italian Consensus Conference on Malignant Mesothelioma”, nel quale si afferma che l’aumento dell’esposizione determinerebbe, oltre a un aumento dell’incidenza, anche un doppio fenomeno anticipatorio: non solo l’anticipazione del tempo con cui la popolazione raggiunge un predefinito tasso di incidenza, ma anche l’anticipazione del momento in cui ciascun caso di malattia si verifica all’interno di tale popolazione.
Questo articolo è stato sottoposto in forma anonima alla valutazione di due revisori esperti, con esito favorevole.
SOMMARIO: 1. Premessa. – 2. La prima giurisprudenza penale in materia di amianto. L’accertamento del nesso causale fondato sull’aumento del rischio. – 3. La giurisprudenza successiva alla sentenza Franzese. L’ingresso nel dibattito giurisprudenziale del concetto di “dose-dipendenza”. – 3.1. Il concetto di “dose-dipendenza” delle patologie asbesto-correlate nella giurisprudenza di legittimità. – 3.2. Il concetto di “dose-dipendenza” delle patologie asbesto-correlate nella giurisprudenza di merito. – 3.3. Le sentenze che rilevano “l’incertezza scientifica” sulla natura dose-dipendente delle patologie asbesto-correlate. – 4. Una (apparente) svolta nel dibattito giurisprudenziale sull’accertamento del nesso di causa nei processi per morti da amianto: la sentenza Cozzini. – 5. Come muta la giurisprudenza dopo la sentenza Cozzini. Il quinquennio 2010-2015. – 6. Il cambio di rotta della giurisprudenza a partire dal 2015. – 6.1. La giurisprudenza di legittimità che dopo il 2015 ha ritenuto provata l’esistenza dell’effetto acceleratore. – 6.2. La giurisprudenza di merito che dopo il 2015 ha riconosciuto l’esistenza dell’effetto acceleratore. – 6.3. La giurisprudenza di legittimità che dopo il 2015 rileva il permanere di una situazione incertezza scientifica circa l’esistenza dell’effetto acceleratore. – 6.4 La giurisprudenza di merito che dopo il 2015 ha escluso la prova dell’effetto acceleratore. – 7. Conclusioni.
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