Credits to Pixabay.com
17.06.2020
Luca Santa Maria

Diritto penale: un grande imbroglio? – prima parte

Fascicolo 6/2020

Pubblichiamo la prima parte di una lunga analisi, tanto critica quanto penetrante, di Luca Santa Maria sulle attuali condizioni del diritto penale nella nostra società. Nel corso della trattazione, l’autore nonché editore di DPU intende svelare e mettere in luce le contraddizioni, i paradossi e le ipocrisie di un sistema penale che oggi si presenta – per usare le sue parole – come «il cimitero delle formule vuote».

Un testo complesso, che muove da alcune domande fondamentali che tutti (giuristi e non) dovrebbero porsi per affrontare seriamente e con onestà i problemi del diritto penale attuale.

Una su tutte: perché i detenuti sono quasi tutti poveri, malati, autori di reati di “minore gravità”, mentre la criminalità dei potenti – quella che produce effettivamente i veri danni nella società – resta impunita?

Nel testo, l’autore tocca temi diversi, e lo fa con uno stile inedito, chiamando in causa anche la filosofia, la religione e le scienze naturali. Si occupa, tra l’altro, di tossicodipendenza e detenzione, di mafie e politiche proibizioniste, di colpevolezza e libero arbitrio, per giungere, a conclusione ad affermare che:

«c’è un problema di cultura e la cultura è la fonte del diritto penale e non l’opposto […]. La Società non è una, ma, come sapeva il Platone de La Repubblica, sono almeno due, la società dei ricchi e la società dei poveri, e il grande ateniese sapeva bene che l’educazione alla cultura è l’unica via per l’interiorizzazione reale e non superficiale delle leggi».

Ebbene, se così stanno le cose, occorre allora fondare una nuova cultura, morale e poi anche sociale, che consenta finalmente di smascherare «il grande imbroglio del diritto penale».

 

Per leggere la Riflessione, clicca su “apri allegato”.

Altro

Un incontro di saperi sull’uomo e sulla società
per far emergere l’inatteso e il non detto nel diritto penale

 

ISSN 2612-677X (sito web)
ISSN 2704-6516 (rivista)

 

La Rivista non impone costi di elaborazione né di pubblicazione