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Fascicolo 12/2021

Abstract«Qualcuno doveva aver calunniato Josef K., perché senza che avesse fatto niente di male, una mattina fu arrestato». Nell’incipit de “Il processo”, il romanzo che più di ogni altro suo scritto ha reso celebre Franz Kafka si descrive l’esordio di una vicenda grottesca, angosciante e paradossale vissuta dal giovane impiegato di banca Josef K.: egli riceve un ordine di arresto e la comunicazione di un processo che lo attende, senza che gli venga contestato un addebito, senza che alcuno gli spieghi il motivo dell’accusa che pende su di lui.
Lo stesso tribunale dove si reca per avere spiegazioni è un luogo cupo e misterioso, pieno di dedali, scale, stanze, stambugi e sottotetti dove Josef incontra personaggi surreali, ambigui, autoritari che si dimostrano al corrente del procedimento che lo riguarda senza tuttavia esplicitargliene il motivo.
Dopo un anno esatto di tentativi volti a capire che cosa stia succedendo, due personaggi simili a quelli che gli avevano comunicato l’arresto e il processo pendente, lo prelevano da casa e lo giustiziano con un fendente al cuore. Josef muore “come un cane” , sono queste le parole che pronuncia all’atto dell’esecuzione, senza un processo e senza una sentenza. Il romanzo è l’allegoria dell’angoscia esistenziale, la metafora della soccombenza dei deboli e degli innocenti per mano di una giustizia braccio armato del potere. Ma anche la metafora dell’indifferenza umana e delle paure della vita.

 

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Un incontro di saperi sull’uomo e sulla società
per far emergere l’inatteso e il non detto nel diritto penale

 

ISSN 2612-677X (sito web)
ISSN 2704-6516 (rivista)

 

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