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Fascicolo 4/2019

Abstract. Il primo elemento che balza all’occhio sin dal primo approccio all’argomento è che ci muoviamo all’interno di un fenomeno in costante e rapido mutamento con a disposizione un sistema normativo (T.U. 309/90) che, con pochissime modifiche, è quello di quasi 30 anni fa ed affonda le proprie radici nel dibattito di fine anni ‘80 tra i cosiddetti fautori della «modica quantità» (per riprendere un’allora famosa allocuzione di Bettino Craxi, di ritorno – infatuato dalla «war on drugs» reaganiana – dagli USA) e coloro che invece ritenevano che una «giusta dose di scappellotti» fosse indispensabile per convincere anche i più riottosi a intraprendere il cammino della redenzione dall’uso di sostanze psicotrope.
Un po’ come se l’ormai caotico traffico di New York degli anni ‘20 del Novecento fosse stato regolato da un codice della strada dell’epoca dei velocipedi.
La gran parte delle attuali conoscenze scientifiche sui meccanismi neurobiologici che sottendono le diverse forme cliniche dell’addiction sono state acquisite negli anni successivi al 1990; in particolare, è totalmente ignorata l’unitarietà dei fenomeni di addiction, al di là degli aspetti fenomenici del consumo di ogni singolo oggetto addittivo.

 

SOMMARIO: 1. L’evoluzione del sistema normativo negli anni ‘70 e ‘80 del Novecento. – 2. Il trattamento sanitario quasi obbligatorio, il TSqO delle tossicodipendenze. – 2.1. Il primo girone. – 2.2. Il secondo girone: la cura come pena, la Comunità come il carcere. – 2.2.1. La sospensione della custodia cautelare in carcere. – 2.2.2. La sospensione dell’esecuzione della pena. – 2.2.3. L’affidamento in prova in casi particolari. – 2.3. Il terzo girone penitenziale (di nuovo, curare chi fa uso…). – 2.4. L’ultimo girone. – 3. Le tre cecità speculari del diritto e della scienza medica – 3.1. La cecità del diritto, la lettura “acuta” di un fenomeno cronico, la scotomizzazione sui singoli comportamenti di dipendenza – 3.2. La cecità condivisa tra diritto e scienza medica: la sussistenza di un grading nel consumo, dall’uso sporadico a quello più frequente e controllato, alla perdita di controllo e il possibile ritorno all’uso controllato. – 3.3. La cecità delle neuroscienze, un moderno riduzionismo meccanicistico: la mente è ben altro che il cervello. – 4. Il faticoso arrancare della risposta organizzativa sanitaria. – 5. Un ultimo accenno: una politica che non fa “politiche” ma che insegue gli umori della “gente”.

 

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