Proponiamo qui alcune frasi di due celebri filosofi italiani, Mario De Caro e Massimo Marraffa, nella convinzione che sia quanto mai necessario che anche le riflessioni e le teorie giuridiche, al pari delle teorie morali, siano ispirate a un «principio del realismo psicologico minimo», capace di integrare, nell’ambito dell’indagine sull’essere umano, la riflessione filosofica e l’indagine scientifica.
«Su un punto è importante richiamare immediatamente l’attenzione. Il perseguimento di una sintesi fra riflessione filosofica e indagine scientifica non implica che si debba aspirare a una completa (e oltremodo ipotetica) naturalizzazione del piano etico-normativo».
Piuttosto, a nostro avviso, l’obiettivo di una prospettiva naturalistica ragionevole deve essere di vincolare l’accettabilità delle teorie morali e metaetiche a quanto la scienza ci dice sui nostri limiti cognitivi, le nostre predisposizioni filo-e ontogenetiche e le nostre abilità sociali […]
«Questo presupposto – che si può chiamare “principio del realismo psicologico minimo” – non sottintende una posizione riduzionistica, che porterebbe ad assimilare l’elaborazione critica e teorica dell’etica filosofica alle acquisizioni delle discipline scientifiche sulla natura della morale».
Questo principio, piuttosto, si limita a formulare l’ineludibile esigenza di incardinare le teorie morali su una psicologia che non sia il mero prodotto dell’incontenibile immaginazione di filosofi e teologi, ma sia congruente con ciò che oggi la scienza ci dice su di noi