Abstract. Nel 2001, i ricercatori Chris Guthrie, Jeffrey J. Rachlinski e Andrew J. Wistricliff, impegnati da quasi vent’anni nello studio dei meccanismi alla base del processo decisionale e delle molteplici forme di distorsione del pensiero suscettibili di viziare il ragionamento giudiziale, hanno realizzato un noto studio sperimentale volto a indagare influenza di alcune errori (cd. bias) cognitivi nel ragionamento dei giudici federali statunitensi. I ricercatori hanno infatti coinvolto un campione di 167 magistrate judges federali in una serie di esperimenti, cinque in totale, per verificare l’esistenza e gli effetti di altrettanti bias cognitivi, tra i più noti nella letteratura dell’epoca. L’indagine ha riguardato, in particolare, (1) il bias dell’ancoraggio, (2) l’effetto framing, (3) il bias “del senno del poi” o hindsight bias, (4) l’euristica della rappresentatività, (5) il bias egocentrico. L’analisi dei risultati ottenuti e le risposte fornite ai test hanno mostrato che, durante l’esperimento, la maggior parte dei giudici è caduta vittima di uno o più bias cognitivi, così portando i ricercatori a concludere che «queste illusioni cognitive influenzano anche gli attori più importanti e influenti del sistema processuale: i giudici»[1].
SOMMARIO: 1. Introduzione. – 2. L’ancoraggio. – 3. L’effetto framing. – 4. 4. L’hindsight bias, o bias del “senno di poi”. – 5. L’euristica della rappresentatività. – 6. Il bias egocentrico. – 7. Conclusioni.
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[1] C. Guthrie, J.J. Rachlinsky, A.J. Wistricliff, Inside the Judicial Mind, in Cornell Law Faculty Publications, Vol. 86, 2001, p. 787 («these cognitive illusions also affect the legal system’s most important and powerful actors: judges» – le traduzioni riportate nel presente contributo sono a cura dell’autrice).