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15.04.2020
Antonella Calcaterra

La voce del carcere non resti inascoltata

Per scaricare la nota della Commissione Carcere della Camera Penale Veneziana, qui commentata e già pubblicata su DPU – il blog, clicca qui.

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L’interessante nota della Commissione Carcere della Camera Penale Veneziana, qui di seguito allegata, affronta il problema del pericolo di diffusione del COVID-19 nelle carceri e, soprattutto, evidenzia come ci siano ancora delle resistenze da parte della magistratura locale nell’accogliere una necessaria e quanto mai urgente «rivisitazione degli istituti giuridici e degli stessi principi ispiratori».

Accanto a provvedimenti virtuosi che traggono la loro forza nel necessario rispetto dell’art. 32 della Costituzione e nella tutela del diritto alla salute, restano posizioni che continuano a negare l’esistenza del problema.

È necessario, in questo momento storico, che magistrati e operatori procedano a una lettura del «corretto bilanciamento tra tutela della salute ed esigenze di tutela della collettività» attraverso le lenti dell’emergenza sanitaria in atto.

Accanto a provvedimenti virtuosi che traggono la loro forza nel necessario rispetto dell’art. 32 della Costituzione e nella tutela del diritto alla salute, restano posizioni che continuano a negare l’esistenza del problema

Un’interpretazione costituzionalmente orientata dei presupposti delle misure alternative alla detenzione che riconosca la tutela della salute e della vita – principi salvaguardati dalla Carta costituzionale, così come dalla CEDU e dalle altre convenzioni di matrice sovranazionale a cui il nostro ordinamento è vincolato – quale invalicabile «limite all’esecuzione della pena».

A maggior ragione se si considerano gli autorevoli A maggior ragione se si considerano gli autorevoli inviti[1] e le univoche indicazioni delle scorse settimane provenienti, tra gli altri, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità[2], dal Consiglio d’Europa[3], dal Comitato per la Prevenzione della Tortura[4] e dalle Nazioni Unite[5], volte ad incentivare la fuoriuscita dal circuito penitenziario dei soggetti detenuti la cui presenza in carcere non è necessaria.

Indicazioni inascoltate, al momento, vista la totale inadeguatezza delle ultime misure previste dal Governo.

Dati alla mano, si sottolinea che nel corso degli ultimi giorni la situazione è senz’altro peggiorata. Ad oggi (14 aprile), siamo a quota 2 morti tra i detenuti (uno nel carcere di Voghera, uno nel carcere della Dozza di Bologna), 1 morto sottoposto a misura di sicurezza del ricovero in Rems (San Maurizio Canavese), 2 morti tra gli agenti penitenziari.

La cifra ufficiale dei contagiati è di 58 tra i detenuti e 178 tra gli agenti della polizia penitenziaria[6].

Nel corso degli ultimi giorni la situazione è senz’altro peggiorata. Ad oggi (14 aprile), siamo a quota 2 morti tra i detenuti (uno nel carcere di Voghera, uno nel carcere della Dozza di Bologna), 1 morto sottoposto a misura di sicurezza del ricovero in Rems (San Maurizio Canavese), 2 morti tra gli agenti penitenziari

I numeri dei detenuti scarcerati grazie alle disposizioni previste dal Governo nel d.l. 17 marzo 2020, n. 18 (c.d. “Cura Italia”) sono al contempo del tutto irrisori. In generale, sono circa 5.000 i detenuti che sono andati ai domiciliari dall’inizio del contagio, a fronte di un sovraffollamento endemico che impone la fuoriuscita di altre 10.000 persone per poter effettivamente applicare le misure di contenimento del virus e il distanziamento sociale indicati dall’Istituto superiore della Sanità e dall’OMS[7].

È stato reso noto che entro la fine di maggio la Fastweb, società con cui ha stipulato contratto di fornitura il Ministero degli Interni, auspica di poter fornire 4.700 braccialetti elettronici (indispensabili per l’accesso alla detenzione domiciliare di cui all’art. 123 del decreto “Cura Italia” ai soggetti la cui pena residua sia inferiore a 18 mesi, ma superiore a sei)[8].

Inutile dire che si tratta di tempistiche e numeri del tutto insufficienti ad affrontare l’epidemia in atto, che richiede invece una massiccia riduzione dell’endemico sovraffollamento degli istituti penitenziari italiani.

Inutile dire che si tratta di tempistiche e numeri del tutto insufficienti ad affrontare l’epidemia in atto, che richiede invece una massiccia riduzione dell’endemico sovraffollamento degli istituti penitenziari italiani

Si ricorda, inoltre, che le drammatiche conseguenze derivanti da un’eventuale esplosione di contagi all’interno degli istituti detentivi, così come è già avvenuto in altri luoghi quali le RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali), non riguardano solo i detenuti, le guardie penitenziarie e gli operatori degli istituti, ma coinvolgono l’intera società civile.

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[1] Per uno specchietto riguardo alle numerose iniziative e proposte formulate in queste settimane in materia di tutela della salute e di prevenzione della diffusione del Coronavirus, specie nel contesto carcerario, si veda Libertà personale e diritto alla salute / emergenza Coronavirus, in DPU – il blog, 26 marzo 2020.

[2] WHO, report Preventing COVID-19 outbreak in prisons: a challenging but essential task for authorities, del 23 marzo 2020.

[3] Council of Europe, Covid-19 pandemic: urgent steps are needed to protect the rights of prisoners in Europe, del 06 aprile 2020.

[4] CPT, Statement of principles relating to the treatment of persons deprived of their liberty in the context of the coronavirus disease pandemic, del 20 marzo 2020.

[5] Parere del Sottocomitato Onu per la prevenzione della tortura rivolto agli Stati Membri e ai Meccanismi nazionali di prevenzione relativo alla pandemia di Coronavirus adottato il 25 marzo 2020 e pubblicato dal Garante Nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale al presente link.

[6] Per un aggiornamento costante dei numeri e dei dati visitare il sito dell’Associazione Antigone, oltre che quello del Garante Nazionale dei diritti delle persone detenute, cit.

[7] Il dato di presenze nelle camere detentive è alla data del 9 aprile 2020 di 55.939 (cfr. il comunicato stampa Il garante nazionale nei giorni dell’emergenza COVID-19, pubblicato sul sito del Garante in pari data).

[8] Cfr., sul tema, R- Bianchetti, Il coraggio di osare, e F. Martin, Brevi spunti di riflessione sul c.d. decreto “Cura Italia”, entrambi in questa rivista, rispettivamente il 25 marzo e l’8 aprile 2020.

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